"È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, ma lagrime ancora e tripudi suoi.
Egli è quello, dunque,
che ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra
sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle
nuvole, alle stelle: che popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione. [...] Egli ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché ora vuol vedere la
cinciallegra che canta, ora vuol cogliere il fiore che odora, ora vuol toccare la selce che riluce.
E ciarla intanto, senza chetarsi mai; e, senza lui, non solo non vedremmo tante cose a cui non
badiamo per solito, ma non potremmo nemmeno pensarle e ridirle, perché egli è l'Adamo che mette
il nome a tutto ciò che vede e sente. Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose.
Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario. E a ciò lo spinge meglio
stupore che ignoranza, e curiosità meglio che loquacità : Impicciolisce per poter vedere, ingrandisce
per poter ammirare. Né il suo linguaggio è imperfetto come di chi non dica la cosa se non a mezzo,
ma prodigo anzi, come di chi due pensieri dia per una parola. E a ogni modo dà un segno, un suono,
un colore, a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta."
[Il Fanciullino - G. Pascoli]
28.02.2014 00.15, circa
E' stato un salto.
In un secondo mi sono ritrovata di nuovo emozionata e scalpitante, come quando, seduta davanti il televisore, aspettavo con entusiasmo una nuova puntata di ''BimBumBam''. Nulla, all'epoca poteva farmi più felice: le ore passate nei vari mondi, e con le mie più care amiche, a combattere l'uno o l'altro nemico; o a risolvere quello o l'altro pasticcio, mi rendeva partecipe di qual cosa più grande di me. Mi faceva sentire grande, potente e in grado di poter fare tutto. Anche sopportare i grandi, e i loro innumerevoli rimproveri. Guardando quelle eroine alla tv, mi sentivo meno sola: loro mi capivano, provavano le mie stesse emozioni e i miei stessi turbamenti. Vivendo le loro vite, spiegavo i miei dubbi, e realizzavo cose che non pensavo avrei potuto realizzare, non a quella età comunque. Sì, sono cresciuta con i cartoni animati come amici, non scendevo giù a giocare con gli altri bambini, ero troppo codarda per fare amicizia, e troppo fragile per potermi rapportare con alcuni di loro. Ma ho imparato, stando a casa, a riconoscere le emozioni, e a distinguere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Nella mia incapacità a parlare con gli altri di ciò che tumultava dentro di me, trovavo comunque conforto in quei cartoni, che adesso qualcuno prende anche in giro, ma che a me sono serviti a dare una sensibilità più ampia, anche più svantaggiosa, ma che comunque, in un certo senso, mi permette di mantenere quasi intatto il mio ''fanciullino'', con i suoi pro, e con i suoi contro.
E alle note di quei cartoni tanto amati, rispondo con le urla di una bambina, che ha appena imparato a memoria la sua canzone preferita, e che non riesce a smettere di cantarla a squarciagola.
♥ In compagnia
si ritrova la via
cantare insieme mette sempre tanta allegria.
Dai! Cantiamo insieme:
la tua voce guiderà la mia tra le note della melodia. ♥
cantare insieme mette sempre tanta allegria.
Dai! Cantiamo insieme:
la tua voce guiderà la mia tra le note della melodia. ♥
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